Parmegiani non è mai stato un personaggio popolare, benchè spesso sia stato citato da musicisiti elettronici celebri come Autechre e Aphex Twin e da giganti del rock alternativo come Turston Moore dei Sonic Youth.
Allievo della scuola di Schaeffer a due soli anni dall'inaugurazione, alle spalle una carriera da mimo (allievo anche lì di un mito come Lacoq) che segna la sua vita: Il mimo è ironicamente la chiave per interpretare l'opera di Parmegiani. Parmegiani fa apparire dal nulla suoni e rumori che richiamano la natura stessa senza essere imitazioni, essi esistono poichè egli li genera e dispone allo stesso modo dei suoni e rumori che "vivono" attorno a noi; tuttavia da esperto di acusmatica opera l'incantesimo da dietro le quinte, donando all'ascoltatore/spettatore l'impressione di aver sviluppato un terzo orecchio attraverso il quale "vedere" avvenimenti sonori. Mai il termine "schizofonia" aveva avuto più senso che nell'opera di Parmegiani.
Benchè le vette siano da cercare in "De Natura Sonorum" e in "La Creation du Monde", per lo più a causa della fase embrionale della ricerca di Parmegiani, in "Violostries" abbiamo una risposta esaustiva alla domanda "Perchè Parmegiani non è popolare"? Perchè è stato uno dei primi esponenti della musica concreta ad esibire un carattere musicale a dir poco selvatico, portando l'opera di Schaeffer alle estreme conseguenze sonore, curandone la produzione al massimo, estremizzandone il contenuto e il significato.
Attraverso strumenti acustici vari, il violino di Devy Erlih in primis, e alcuni nastri magnetici Parmegiani combina, in un tripudio elettroacustico, droni e scoppi divertiti di rumore a momenti più formali, legati al sottile equilibrio fra presenza sonora e silenzio. Un'opera di costruzione e decostruzione incessanti valorizzata dalle tecniche di produzione di Parmegiani tecnico del suono: è infatti importante notare come il grande valore di questo primo lavoro è la vitalità dei suoni e rumori contenuti in questa "scatola", i quali letteralmente guizzano da sinistra e destra, si allontanano e avvicinano, galoppano per poi rallentare al trotto per poi di nuovo sprofondare in una sconcertante staticità. Tutti questi elementi sono strettamente legati alla musica classica. Solo in un grande Auditorium infatti è possibile apprezzare al cento per cento la motilità della musica suonata da un'orchestra numericamente imponenete. In questo "Violostries" tuttavia possiamo godere dello stesso effetto magico di dislocazione del suono.
Una sperimentazione necessaria, della quale è possibile apprezzare l'urgenza, l'imprescindibile desiderio di evengelizzare il suno come forma "prima" dell'esperienza umana, come potrebbe essere altrimenti? Si sente prima ancora di vedere. La necessità di avvertire l'avvicinamento del predatore è la stessa dell'ascoltare questo quasi-capolavoro in silenzio e con delle buone apparecchiature, ipod compresi, per apprezzare lo stesso stato di tensione concentrata e distensione liberatoria.
Essenziale anche per conoscere una fase della noise music nella quale mettere ordine al caos era il fine primario della composizione.
Bernard Parmegiani – "Violostries" 1992
Brevissimo estratto da "De Natura Sonorum", una delle composizioni più elettroniche e contemporanee di un vero e proprio profeta della noise music.